venerdì 6 giugno 2014

L'orrore delle guerre, la Patria, don Milani e lo sbarco garibaldino del 1860

Gigi Di Fiore

Negli ultimi giorni, mi ha preso una specie di repulsione per la raffica di orrori che non smette mai di assediarci da televisioni, giornali, Rete, ipad, cellulari, radio. Guerre, sangue, sofferenze: la cronaca, la storia dell'istante, ripete se stessa nell'ossessione delle grandi storie di violenza dell'uomo su altri uomini.

Da sempre, eroi dell'anti-eroismo hanno tentato di opporre il loro impegno nella vita quotidiana per battersi in concreto contro le guerre, le sopraffazioni da sete di conquista. Tra i primi cattolici obiettori di coscienza, Giuseppe Gozzini, scomparso qualche anno fa, ha lasciato scritti e ricordi, pubblicati da poco dalla figlia Letizia.

Gozzini rimanda a don Lorenzo Milani, un prete che si "sporcava le mani" per rimediare alle ingiustizie della società. Don Milani appoggiò il movimento di obiettori contro la guerra e il servizio militare obbligatorio. Il suo manifesto, "L'obbedienza non è più una virtù", è documento di lucida analisi e speranza, che dovrebbe essere letto e studiato nelle scuole.

Contiene anche una parte di rapida analisi sulla storia italiana a partire dall'unità. Don Milani esordiva: "Volta per volta ci direte da che parte era la Patria, da che parte bisognava sparare, quando occorreva obbedire e quando occorreva obiettare".

Rileggere quelle righe, ci riporta alla spietata analisi del saggio di Angelo Del Boca "Italiani brava gente". Sentite cosa scriveva don Milano sull'epopea dei Mille: "1860. Un esercito di napoletani, imbottiti dell'idea di Patria, tentò di buttare a mare un pugno di briganti che assaliva la sua Patria. Fra quei briganti c'erano diversi ufficiali napoletani disertori della loro Patria".

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