Pietrarsa 1863: Bersaglieri e Carabinieri sparano sui lavoratori
1° Maggio, festa dei diritti dei lavoratori
conquistati dopo sacrosante battaglie operaie. Una ricorrenza nata
negli Stati Uniti nel 1886 dopo i gravi incidenti accaduti nei primi
giorni di quel Maggio a Chicago, quando la polizia locale sparò su degli
operai manifestanti facendo numerose vittime.
Ma le prime vittime della storia operaia per mano governativa in realtà furono napoletane. Se scaviamo nella storia, già qualche anno prima, nell'estate del 1863, si era registrato il triste episodio di Portici, nel cortile delle officine di Pietrarsa. Una vicenda storica poco conosciuta data la copertura poliziesca della monarchia sabauda, subentrante a quella borbonica, che da poco aveva invaso il Regno delle Due Sicilie dando vita all'Italia piemontese. I documenti del “Fondo Questura” dell’Archivio di Stato di Napoli riportano ciò che accadde quel giorno. Fascio 16, inventario 78: è tutto scritto lì.
Il “Real Opificio Borbonico di Pietrarsa”,
prima dell’invasione piemontese, era il più grande polo siderurgico
della penisola italiana, il più prestigioso coi suoi circa 1000 operai.
Voluto da Ferdinando II di Borbone per affrancare il Regno di Napoli
dalle dipendenze industriali straniere, contava circa 700 operai già
mezzo secolo prima della nascita della Fiat e della Breda. Un gioiello
ricalcato in Russia nelle officine di Kronštadt, nei pressi di San
Pietroburgo, senza dubbio un vanto tra i tanti primati dello stato
napoletano. Gli operai vi lavoravano otto ore al giorno guadagnando
abbastanza per sostentare le loro famiglie e, primi in Italia, godevano
di una pensione statale con una minima ritenuta sugli stipendi. Con
l’annessione al Piemonte, anche la florida realtà industriale napoletana
subì le strategie di strozzamento a favore dell’economia settentrionale
portate avanti da quel Carlo Bombrini, uomo vicino al Conte di Cavour e
Governatore della Banca Nazionale, che presentando a Torino il suo
piano economico-finanziario teso ad alienare tutti i beni dalle Due
Sicilie, riferendosi ai meridionali, si sarebbe lasciato sfuggire la
frase «Non dovranno mai essere più in grado di intraprendere». Continua a leggere questo articolo sul blog di Angelo Forgione