mercoledì 1 maggio 2013

1° Maggio. Napoletane le prime vittime operaie


Pietrarsa 1863: Bersaglieri e Carabinieri sparano sui lavoratori


1° Maggio, festa dei diritti dei lavoratori conquistati dopo sacrosante battaglie operaie. Una ricorrenza nata negli Stati Uniti nel 1886 dopo i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di quel Maggio a Chicago, quando la polizia locale sparò su degli operai manifestanti facendo numerose vittime.

Ma le prime vittime della storia operaia per mano governativa in realtà furono napoletane. Se scaviamo nella storia, già qualche anno prima, nell'estate del 1863, si era registrato il triste episodio di Portici, nel cortile delle officine di Pietrarsa. Una vicenda storica poco conosciuta data la copertura poliziesca della monarchia sabauda, subentrante a quella borbonica, che da poco aveva invaso il Regno delle Due Sicilie dando vita all'Italia piemontese. I documenti del “Fondo Questura” dell’Archivio di Stato di Napoli riportano ciò che accadde quel giorno. Fascio 16, inventario 78: è tutto scritto lì.

Il “Real Opificio Borbonico di Pietrarsa”, prima dell’invasione piemontese, era il più grande polo siderurgico della penisola italiana, il più prestigioso coi suoi circa 1000 operai. Voluto da Ferdinando II di Borbone per affrancare il Regno di Napoli dalle dipendenze industriali straniere, contava circa 700 operai già mezzo secolo prima della nascita della Fiat e della Breda. Un gioiello ricalcato in Russia nelle officine di Kronštadt, nei pressi di San Pietroburgo, senza dubbio un vanto tra i tanti primati dello stato napoletano. Gli operai vi lavoravano otto ore al giorno guadagnando abbastanza per sostentare le loro famiglie e, primi in Italia, godevano di una pensione statale con una minima ritenuta sugli stipendi. Con l’annessione al Piemonte, anche la florida realtà industriale napoletana subì le strategie di strozzamento a favore dell’economia settentrionale portate avanti da quel Carlo Bombrini, uomo vicino al Conte di Cavour e Governatore della Banca Nazionale, che presentando a Torino il suo piano economico-finanziario teso ad alienare tutti i beni dalle Due Sicilie, riferendosi ai meridionali, si sarebbe lasciato sfuggire la frase «Non dovranno mai essere più in grado di intraprendere».  Continua a leggere questo articolo sul blog di Angelo Forgione



Il primo maggio, la rivolta nella fabbrica di Pietrarsa e quei 4 operai uccisi 150 anni fa

Ricordare i quattro operai di Pietrarsa uccisi 150 anni fa: Luigi Fabbricini, Aniello Marino, Domenico Del Grosso, Aniello Olivieri.

di Gigi Di Fiore

Non ho mai amato la retorica della ricorrenza. Ma i simboli rappresentano ideali. Storie semplificate. E quale giorno, più del primo maggio, riesce a conciliare senza fastidio retorica da celebrazione con chiare simbologie dai mille significati?

Oggi più che mai, in periodo di crisi generale, diritto al lavoro, disoccupazione, rivendicazioni e drammi sociali sono temi da primo maggio.

Ma a me, con tre mesi d'anticipo, per il primo maggio piace ricordare un episodio dimenticato, legato alle lotte per non perdere il lavoro nel Sud. Fu 150 anni fa, tra San Giovanni a Teduccio, Portici e San Giorgio a Cremano.

Sì, parlo dell'eccidio di Pietrarsa, parte del prezzo pagato dal Mezzogiorno all'unità d'Italia. Simbolo di contraddizioni agli albori di uno sviluppo diseguale. Quello che di buono aveva il Sud spesso fu calpestato a favore di interessi nascenti, di mercato e di capitale, concentrati in altre zone del nuovo Regno.
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