sabato 12 ottobre 2013

Quando i migranti morti in mare eravamo noi, il tremendo naufragio del piroscafo "Sirio"

Gigi Di Fiore



Corpi in fila sul molo del porto di Cartagena. Senza neanche sacche di plastica a coprirne la vergogna e la dignità calpestata. Volti mediterranei, volti italiani. Uno, due, tre, la conta fu lunga. Arrivò a 293 cadaveri. Immagini del passato, immagini del presente. Centinaia di migranti africani morti negli ultimi otto giorni, in due naufragi sui barconi della speranza. Centinaia di emigranti italiani, annegati sul piroscafo "Sirio" che li portava in Brasile 107 anni fa. Ieri e oggi, storie e memorie.

Era la nave della speranza, per chi abbandonava case, famiglie e radici a cercare fortuna. In Sudamerica, come negli Stati Uniti. Il "Sirio" partì da Genova, lo guidava il capitano Giuseppe Piccone che aveva affrontato decine e decine di traversate simili in 27 anni di comando su quella nave.

"Santa Lucia luntana", cantavano centinaia di uomini, donne e ragazzi stipati nelle stive della terza classe. Meridionali, ma con loro c'erano tanti veneti, che fischiettavano "Ma se ghe pensu". Erano 1200, che avevano raccolto i loro risparmi per disegnarsi un senso di futuro. Tra prima e seconda classe, nei piani alti con sala da pranzo, c'erano appena 120 passeggeri. Il resto erano migranti, con i loro stracci raccolti e le loro memorie portate lontano.

Era il 4 agosto del 1906, quando venne dato l'allarme.  Per continuare a leggere l'articolo, vai al blog di Gigi Di Fiore su "Il Mattino"

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