sabato 5 settembre 2015

Lino Patruno: La freccia boomerang

Pagherete la beffa della Freccia Rossa    

Lino Patruno

Se non è comica, è tragica. La cosiddetta alta capacità ferroviaria fra Bari e Napoli. Ora tutti contenti (allegria) perché dopo due anni di stop pare che questo settembre possano riprendere i lavori nel tratto pugliese Cervaro-Bovino. Sono i primi 23 chilometri del percorso tra Foggia e Caserta (163 chilometri) che dovrebbero essere serviti da quell'autentico prodigio del doppio binario. Tutta qui la decantata grande opera, mica i treni superveloci che hanno al Nord ma non al Sud perché il Sud è di serie B.

Se non ci saranno altre fermate, l’obiettivo è davvero epocale: missione completata nel 2028, anzi 2030 visti i due anni persi. Nel 2030 probabilmente l’uomo sbarcherà su Marte. Ma anche il Sud potrà festeggiare non andando più fra le sue due capitali alla velocità media di 53 chilometri orari come ora. I sogni prima o poi si realizzano: fu Garibaldi nel 1860 a dire che questo era un progetto prioritario, collegare il Tirreno con l’Adriatico. Detto e fatto: 170 anni.

Nel frattempo, Napoli e Bari sono state debitamente tenute lontane fra loro, avessero pensato di allearsi per farsi rispettare. Debitamente lontane anche Calabria e Sicilia: autostrada Salerno-Reggio Calabria sempre in costruzione da 53 anni e sono sistemate. Dal lato jonico, una dissuasiva statale arlecchino: quattro corsie, due, attraversamento di paesi con Autovelox in agguato, passo d’uomo se becchi un camion davanti. E sui paralleli binari sempre a rischio mareggiate, romantiche littorine coi sedili in legno e l’odore di formaggio buono.

Però basta coi piagnistei: ora arriva il Frecciarossa, addio Frecciabianca. Da Bari a Milano, niente Lecce perché non c’è mercato, come se si potessero avere passeggeri se prima non ci metti il treno. Frecciarossa è quello che va a 350 l’ora. Ma per non viziare il Sud, solo da Bologna a Milano. Però è già qualcosa, via, si risparmia più di un’ora. Partenza da Bari alle 16,20, arrivo a Milano alle 22,50. Ripartenza da Milano il giorno dopo alle 7,50, arrivo a Bari alle 14,20. Ma come, se a Milano ho bisogno di starci solo una mattinata, devo fare due pernottamenti? Ecco il solito piagnonismo meridionale, non si accontentano mai. Per chi viene da Milano, il pernottamento è uno. Ma non l’avranno mica fatta apposta.

Il Sud piuttosto si dia da fare con le opere che potrebbero andare avanti ma per le quali non è capace di spendere (ne ha parlato nei giorni scorsi Andrea Del Monaco su queste pagine). Quelle con i fondi europei, mentre nel resto d’Italia si fanno con i fondi nazionali: se così fosse anche al Sud, i fondi europei potrebbero davvero essere aggiuntivi e servire a tutto il resto che c’è da fare. Ma sarebbe la solita pretesa del Sud di non essere di serie B.

Per restare alla Puglia, il presidente della Regione dovrebbe chiamarsi un po’ di gente e farsi fare un resoconto. Chiedere ad esempio a Ferrotranviaria, Ferrovie del Sudest, Interporto, Ferrovie Appulo Lucane perché hanno bloccati o in ritardo lavori fondamentali per pendolari, studenti, imprenditori, turisti che potrebbero andare di qua e di là creando movimento economico e sviluppo. E non è che non ci siano i soldi, forse essendoci invece incapacità da punire mandando qualcuno a casa. Cosa rispondere in questi casi al governo che accusa il Sud di spendere male o di non saper spendere?

Poi vai a scavare, e ti accorgi che quanto a inettitudine il governo brilla di suo. L’Anas con le strade sempre a rate (vedi la mitica spezzettata Bari-Altamura). Rete Ferroviaria con lo spasimato raddoppio del binario Termoli-Lesina. La stessa Rete Ferroviaria con l’Autorità portuale per il porto di Taranto. Dove i lavori promessi e mai eseguiti hanno fatto scappare i container di Evergreen e ora rischiano di lasciare disoccupati oltre 500 lavoratori. Alla faccia del Sud decantato come piattaforma logistica naturale nel Mediterraneo. E con un’ulteriore beffa, legata al raddoppio del canale di Suez (completato in un anno, ma quello è Egitto non Italia). Visto che ora vi passerà metà del commercio mondiale, lo stesso impunito governo segnala i porti del Nord all'Europa che vuole sapere quali finanziare per acchiappare quelle merci. Perché i porti del Sud non sono pronti (e sfido), a cominciare da Taranto. Anche qui missione compiuta tra serie A e serie B.

Allarme da codice rosso. In attesa del piano di Renzi per il Sud, qualche malpensante sospetta che possa consistere nel realizzare le opere delle quali si è testé parlato, magari muggendo che bisogna accelerare. Cioè fare ciò che da tempo lo Stato avrebbe dovuto fare e distribuendo patenti di piagnisteo qua e là. Non sarebbe la prima volta. E non sarebbe la prima volta fra le trombe della Fiera del Levante. Cosa sia avvenuto dopo, lo sappiamo tutti. Di serie B eri, di serie B devi rimanere. Ma anche l’illuso resto d’Italia, che senza il Sud è sempre in zona retrocessione europea.

Fonte: il blog di Lino Patruno sulla Gazzetta del Mezzogiorno, 4 settembre 2015

Nessun commento:

Posta un commento