di Alessandro Cannavale
In un articolo recentissimo su The Economist, dal titolo “A tale of two economies”, l’Italia viene illustrata, con brevità di parole e fredda lucidità di cifre e grafici (intitolati “Mamma mia”) come un Paese in cui convivono due distinte economie. I dati economici nazionali, agli occhi della stampa estera, solo a fatica “mascherano” le dilanianti differenze regionali. Nel periodo 2001-2013, a causa della stagnazione, il Nord e il Centro del Paese sono cresciuti “di un misero 2%”. Ciò, nonostante una politica di investimenti che ha premiato le Regioni settentrionali, come ben si legge nei grafici riportati sull'organo di stampa inglese. Mentre il Sud si è “atrofizzato del 7%”.
Ne viene fuori un quadro dicotomico, dal quale emerge un’economia più forte, o più debole, di quello che dicono i dati nazionali: dipende solo dalla prospettiva da cui li si guarda. O dalla latitudine. Si parla di quel 70% di disoccupati meridionali sui 943.000 italiani che han perso il lavoro tra il 2007 e il 2014. O dell’occupazione femminile, ferma, al Sud, al 33%; dato misero rispetto al più lusinghiero 43% dei fratelli greci. Tra i motivi del ritardo: la lentezza nell’infrastrutturazione digitale, la lentezza della giustizia civile e della burocrazia, la corruzione. Tutte presenti, in varia misura, al Nord come al Sud. Quello che viene evidenziato è un aspetto peculiare del “divide”, ossia del divario tra Nord e Sud del Paese: la sua longevità.
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Chi è Alessandro Cannavale (dal suo blog): Ingegnere per formazione, ricercatore per lavoro, meridionalista per passione. Sono nato a Bari nel 1977. Mi occupo di nanotecnologie per l’efficienza energetica in edilizia e mi lascio appassionare dalle storie del vecchio, amato Sud. Nel far tutto, trovo ispirazione negli esempi mirabili di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per denunciare le ingiustizie subite, ancor oggi, dalle regioni meridionali.
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